mercoledì 12 marzo 2014

Alfredo il Colibrì

















In un bosco incantato, poco lontano dalla città, vivevano una moltitudine di creature magiche e speciali.
C’erano orsi bianchi che avevano freddo;  unicorni blu con e senza ali; c’era persino un piccolo fenicottero fuxia che era bravissimo a reggersi .. su una gamba sola?? Ma nooo a far quello son capaci tutti! Lui si reggeva  sul becco!
Questo bosco era conosciuto in ogni dove e tutte le creature del mondo sognavano di andare un giorno ad abitare lì.
Anche Alfredo, il colibrì di Bosco Scuro, aveva questo sogno.
Era un colibrì speciale: abitava in fondo ad un pozzo.
Lì era tutto un po’ buio in verità, ma era un pozzo magico:
Sì, era proprio il Magico Pozzo dei desideri.
Chiunque avesse un desiderio da esprimere, si recava lì, e buttando una monetina all’interno del pozzo, pensava intensamente al suo sogno da realizzare.
Come per magia, la monetina si trasformava nel desiderio espresso che sostava lì qualche giorno, prima di giungere al legittimo proprietario.
E sì, perché ci voleva un po’ di tempo a rendere il desiderio “desiderato”.
 L’attesa è magia.
Alfredo si divertiva un mondo lì dentro! Ci pioveva di tutto, a volte ci nevicava persino se qualche bambino desiderava quei piccoli morbidi fiocchi.
Ci cadevano biciclette con e senza rotelle, ci cadevano piccoli mostri di plastica e macchinine elettriche, ci cadevano persino dei libri!!
Oh.. sapessi come si divertiva Alfredo a leggerli tutti!
Aveva imparato poco a poco a leggere, in un primo momento faticava un po’, ma le storie scritte lì sopra erano talmente appassionanti, che ben presto imparò ad andare veloce quasi quanto le sue ali!!
Vi erano narrate storie di Re di fate e di gnomi. Di stelline sbrilluccicose e di buchi neri.
Un giorno trovò persino un libro che raccontava la storia di Bosco Incantato.
Se ne innamorò.
Cominciò a sognare ad occhi aperti ed anche quando li chiudeva, di raggiungere quel posto meraviglioso.
Ormai non pensava ad altro. Sempre il bosco c’era nei suoi pensieri, nei suoi sogni e nei suoi desideri.
Ed era un bel guaio, sì perché in realtà Alfredo non aveva mai messo il naso, anzi  il becco, fuori dal pozzo!
Sarebbe stata un’impresa alquanto ardua!
Ma lui era un sognatore, e non si perse d’animo!
Cominciò a sognare il giorno nel quale avrebbe lasciato il pozzo. Non era una decisione facile da prendere. Nel pozzo aveva tutto quello di cui aveva bisogno, ma i suoi occhi non avevano mai visto il mare. Non aveva mai bagnato le sue ali nell’oceano.  Non si era mai lasciato scaldare dal sole. Alfredo era felice, ma non si sentiva libero.
Nascose per benino  il libro di Bosco Incantato nella federa del cuscino su quale dormiva la notte.
Ogni mattina il povero volume cercava di guadagnare la cima del pozzo per arrivare tra le braccia del suo legittimo proprietario, ma non riusciva nemmeno ad aprire la zip della federa.. Alfredo era un colibrì furbetto!
Quel libro era prezioso! Non poteva lasciarlo andar via subito! Gli serviva un po’ di tempo per imparare a memoria la mappa per arrivare fino al Bosco Incantato. Avrebbe scritto un biglietto di scuse per il ritardo e lo avrebbe messo al centro del libro, magari accompagnandolo con una poesia! Alfredo ne conosceva di bellissime! Sì, avrebbe fatto proprio così!
Passò una settimana intera ed Alfredo aveva imparato a memoria ogni singolo disegno della mappa.
Era pronto.
Era felice! Ed era felice anche il suo libro! Finalmente sarebbe arrivato nelle mani di chi lo attendeva da giorni.
Alfredo preparò i bagagli. Non aveva in realtà molto da portar via: un pigiamino caldo, la tazza per la colazione , ed uno spazzolino da becco.
Ahhhh la poesia per chiedere scusa per l’attesa!! La stava quasi per dimenticare!!!
Mumble mumble mumble…
Ecco, in un batter d’ali aveva già trovato la poesia appropriata!
“Aspettare è ancora un’occupazione.
È non aspettar niente che è terribile.
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere”
Perfetta! Non c’è che dire! Aggiunse di suo pugno un “Scusate il ritardo!” e liberò il libro che, incredulo, guadagnò presto la luce.
Non c’era da indugiare ancora: Alfredo prese il suo fagottino tra il becco e lo seguì.
Che sorpresa quando si catapultò al di fuori del pozzo!
Era atterrato in un prato immenso e scoprì dai germogli che vedeva sugli alberi, che era appena iniziata la primavera!
Che profumo nell’aria! Alfredo non aveva mai sentito altro odore che quello dell’umidità e del muschio dell’interno del pozzo. Ora tutti quei colori, tutti quei profumi, erano musica!
E lo stordivano un po’.
Era felice.
Finalmente felice.
Fino ad allora non si era reso conto di quanto gli mancasse l’aria all’interno del suo pozzo.
Viveva un po’ così, beandosi delle piccole cose. Nulla di male in verità, ma c’era ben altro ad attenderlo! E lui non lo sapeva. Fino al quel momento perlomeno!
In questo prato c’erano anche numerosi alberi dai colori portentosi e magnifici!
E lì, nascosti per benino tutti intenti nel loro lavoro, c’erano altri uccelli.
C’era una famiglia di picchi, dei gufi, e persino delle rondini. Il nostro piccolo colibrì era incantato da tutta questa vita. Volò verso di loro timidamente e quasi con paura si posò sul ramo accanto al loro nido:
“Buongiorno! Io sono Alfredo.”
Si avvicinò per prima mamma rondine sorridendo.
Alfredo notò con stupore ed anche con notevole ribrezzo, che nel becco la rondine stringeva un vermetto.
Lui non aveva mai mangiato nulla di così ripugnante. La rondine tuttavia gli sembrava molto contenta del suo cibo.
Bah.. pensò Alfredo.. i gusti son gusti!
Nascondendo il suo disappunto il colibrì le sorrise. La rondine buttò giù il vermetto e dopo averlo inghiottito, disse:
“piacere Alfredo, io sono Nella e loro sono Frì, Frù, Lulù e Giò” esclamò indicando dei piccoli essere implumi all’interno del nido.
Alfredo si avvicinò al nido incuriosito. Non aveva mai visto dei cuccioli. Erano proprio orribili!!!!
Ma dolcissimi. Si avvicinò anche papà Rondine, che facendo gli onori di casa, porse ad Alfredo un bel vermetto guizzante.
Il colibrì ebbe un moto di ribrezzo, ma non poteva rifiutare di assaggiare quello che gli stavano offrendo. Li avrebbe senz’altro offesi. Armandosi di tutto l’autocontrollo che possedeva, ringraziò ed aprì il becco. Un leggero solletico e poi un sapore delicato gli riempì la bocca. Era davvero buonissimo!
Alfredo era incantato da tutta la vita che vedeva muoversi in quel prato immenso e sopra a quegli alberi. Pranzò insieme alla famigliola di rondini e dopo il caffè…. Sì, le rondini amano il caffè, non lo sapevi? Papà rondine propose una bella svolazzata nel cielo!
Alfredo accettò di buon cuore, ma lo avvertì di esser preda dei giramenti di testa a causa della sua scarsa esperienza. Aveva un po’ timore di quel cielo immenso, ma era anche affascinato dall’idea di volare attraverso le nuvole. Papà rondine lo rassicurò. Lui non lo avrebbe lasciato da solo, mai.
Alfredo ne fu felice, forse aveva trovato un amico. Sentiva il suo cuore cominciare a scaldarsi.
Volarono insieme a lungo ed Alfredo scoprì persino di essere capace di volare all’indietro!
Faceva mille acrobazie dimenticando i suoi giramenti di testa. Volare su nel cielo era qualcosa di inspiegabilmente affascinante.
Arrivò la sera e la famigliola offrì ad Alfredo un rifugio per la notte.
Lui accettò di buon grado. Era davvero stanchissimo e si addormentò immediatamente.
Sognò. Sognò di essere arrivato a Bosco Incantato e non era molto diverso dal paradiso dove era approdato in quel pomeriggio.
Le creature fatate non c’erano.
Non c’erano draghi, né unicorni e nemmeno i fenicotteri fuxia.
Ma c’erano degli amici, gli unici che lui avesse mai conosciuto.
Gli avevano offerto un sorriso, del cibo, gli avevano donato la sicurezza di un volo senza porsi dei limiti. Gli avevano insegnato che non bisognava aver paura di provare.
La mattina si svegliò felice.
Nella era già tutta intenta a preparare la tavola per la colazione. Alfredo aveva detto loro che sarebbe partito subito dopo ed allora mamma rondine voleva che partisse col pancino pieno. Il viaggio era molto lungo. Si erano tutti affezionati a lui. Lui era speciale. Aveva negli occhi la meraviglia. Guardava ogni cosa come se fosse la prima volta… beh.. in effetti tutto per lui era nuovo! E la sua felicità era contagiosa. Era un piacere stargli vicino.
Non potevi far a meno di sorridere quando avevi lui accanto.
Erano tutti un po’ tristi per la sua partenza.
Alfredo lo notò subito appena si sedette a tavola… aveva davanti il piatto più pieno e tutti lo guardavano con gli occhietti lucidi.
“Rimani  ancora un po’?” chiesero in coro Frì, Frù, Lulù e Giò.
Alfredo sorrise e guardò Nella. Anche lei aveva gli occhietti un po’ lucidi al pensiero che quel loro nuovo amico sarebbe partito.
Papà Rondine prese la parole e disse: “cara famiglia mia, se il nostro amico Alfredo ha deciso di seguire il suo sogno e di partire, non dobbiamo impedirglielo, anche se tutti noi siamo un po’ tristi per questo..”
E detto ciò scoppiò a piangere. Tutti cominciarono a singhiozzare.
Alfredo rimase davvero stupito del loro comportamento. Scappava da piangere anche a lui.
Poi timidamente disse: “Io ci avrei ripensato.. mi avete mostrato in un giorno che la felicità  può essere ad un passo da me. Non serve che io vaghi per mari e per monti per raggiungere Bosco Incantato. Il mio paradiso l’ho già trovato: è il calore della vostra famiglia. Avete più incanto voi nelle vostre ali accoglienti, che Bosco Incantato in tutte le sue querce. Se voi vorrete, rimarrò volentieri ad abitare nel vostro prato immenso, sotto questo cielo azzurro, nel vostro cuore dolce, perché voi già abitate nel mio.”
Tutti furono felicissimi della decisione del saggio Alfredo e gli saltarono tutti al collo felici!!!
Ora a piangere era Alfredo. Finalmente si sentiva amato come mai era successo.
Era ad un passo la felicità. Aveva solo bisogno di iniziare il suo volo verso la vita.